L'impresa di kimi
In un colpo si è ripreso i crediti che aveva con la sfortuna. Con gli interessi. Trionfando a Interlagos Kimi Raikkonen diventa campione del mondo e riporta il titolo Piloti a Maranello dopo un digiuno di due anni. Ma nel dopo gara c’è stato un giallo poiché sospetti sulla benzina irregolare delle Bmw e della Williams di Rosberg arrivate davanti ad Hamilton non hanno consentito di ufficializzare la classifica.
A meno di altri clamorosi colpi di scena, quindi, è Kimi il dopo Schumi, è lui l’erede di Michael anche se in questa stagione Massa non ha affatto sfigurato. Ieri davanti ai tifosi di casa probabilmente avrebbe vinto Felipe se, da bravo scudiero, non avesse lasciato strada a Kimi lanciato verso il sogno iridato. Il gioco di squadra è stato perfetto, fin dal via. Sullo scatto Felipe ha rallentato Hamilton quel tanto da consentire a Raikkonen di affiancarsi. All’imbocco della prima curva era stato fatto il massimo possibile: primo Felipe, secondo Kimi. Ma il titolo era ancora lontano. Hamilton era terzo e poteva arrivare anche quinto per rimanere in classifica davanti allo scandinavo. L’uomo nero dal cuore di ghiaccio, però, sapeva di avere tutti contro dopo aver gettato il match-ball nella ghiaia di Shanghai.
Al centro della “S Senna”, Kimi ha dato una frenatina, tanto per innervosire Lewis. Al resto ha pensato Alonso: ha tenuto giù il gas infilando il compagno di squadra. Per Hamilton anche così poteva andar bene: quarto all’arrivo alle spalle di Fernando e il titolo sarebbe stato suo. Ma il “suicidio” a cui lo aveva costretto Ron Dennis in Cina, lasciandolo sull’asfalto allagato con le gomme sulle tele, ha minato le certezze del campioncino. Lewis ha cercato il controsorpasso ed è finito fuori pista perdendo diverse posizioni. Nulla era ancora perduto, ma ormai la sfortuna si era incollata al suo alettone.
All’improvviso la sua McLaren si è fermata facendo perdere mezzo minuto a Lewis prima di rimettersi a funzionare. Al muretto hanno sbagliato pure la strategia, tre soste invece di due. Ma a quel punto le Ferrari erano lontane e il Mondiale quasi vinto è finito in fumo.
Siamo stati perfetti
Sorride quasi a stento, nonostante l’alloro che gli cinge il capo. Ma dentro è un vulcano, la soddisfazione è un geiser imprigionato nella crosta terrestre, ancora troppo solida per far sì che tutta la felicità erompa all’esterno come vorrebbe. Ma Kimi è felice, «sicuramente festeggerò per un mese intero». Per lui è già qualcosa. Di cantare il Po-po-po che impazza ai box non se ne parla, eppure di fronte ai microfoni l’espressione di Iceman è diversa dal solito. «Ho sempre creduto nella rimonta, ho sempre pensato che potevo fare meglio di tutti gli altri - spiega il neo-campione del mondo a caldo - sapevamo che dovevamo migliorare sotto tutti gli aspetti rispetto agli altri e lo abbiamo fatto. Il team ha fatto un ottimo lavoro, nonostante tutti i problemi che abbiamo incontrato in questa stagione. Oggi siamo stati perfetti. Non abbiamo mai mollato».
Il ghiaccio non accenna a sciogliersi, non basta una stagione a Maranello per cambiare il carattere. Ma il titolo piloti alla prima stagione in rosso val bene un sorriso. E il riconoscimento del lavoro svolto dal compagno di squadra: a Interlagos doppietta doveva essere e doppietta è stata, Raikkonen primo, Massa secondo. «Era ovvio che non dovevamo combattere l’uno contro l’altro. Abbiamo sempre lavorato in termini di team. Quando l’ho superato ho cominciato a capire che avremmo potuto vincere davvero. Ma fino all’ultimo giro non ho mai avuto la certezza di potercela fare. Non sapevo in che posizione fosse Hamilton».
|