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Bari calcio in vendita? Sì, no, forse...

L’appuntamento con Paolo Stancarone è per le ore 17 (di lunedì 8 ottobre) allo Sheraton Hotel di Bari. Per una volta, la società di calcio può passare in secondo piano. La trattativa per la compravendita, infatti, è sospesa. L’accordo è di riprendere il dialogo con la cordata monegasca dopo l’invio a Montecarlo della relazione definitiva della K.O.N. (la società incaricata dai Matarresee di fare una valutazione sull’Associazione Sportiva Bari) preludio (dopo la visione della controparte) a un possibile cambio della proprietà del club.


Nell’attesa, resta da approfondire chi sia questo antiquario di Palo del Colle, andato via dalla Puglia per dare sostanza (facendone una professione) alla passione per l’arte, capace di scoprire lavori ignoti del Canaletto (come appare su una rivista spagnola dell’agosto scorso) e avviare rapporti di affari (e di amicizia) con imprenditori monegaschi e spagnoli (è proprio a Montecarlo e Madrid che Stancarone lavora). Per questo conosce presidenti (attuale e passati) del Real Madrid e allenatori (ad esempio, Capello: “Abitava a pochi metri da casa mia”), procuratori e calciatori, ma, soprattutto, è per questo che lega con Claude Cohen e Maco Vedeo.


Troppo forte, però, la tentazione di saperne di più sul perché dell’enorme differenza tra domanda (15 milioni) e offerta (6 milioni) per l’acquisto del Bari. Gli chiediamo un’eccezione, per poi cercare di conoscere il personaggio. Stancarone inizia specificando: rispetto al budget di 18 milioni previsto per l’operazione, sei sono per l’acquisto, cinque per la campagna di rafforzamento e sette per le spese correnti (da questo si evince che, debiti dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2007 compresi, i monegaschi sono disposti a scucire circa 13 milioni). Poi si accinge a rispondere alla domanda.
Si blocca perché alle 17,15 arriva nella hall dell’albergo Emanuele Veneziani, commercialista dei Matarrese, incaricato sin dall’avvio della trattativa a tenere i rapporti con i monegaschi. Lello, come viene chiamato confidenzialmente, ha un passo spedito. Per l’aspetto, per l’incedere, per l’alone di potere che lo circonda (e che influenza nei comportamenti anche Stancarone, molto gentile nell’accoglierlo, ma molto agitato, forse soltanto perché capisce la delicatezza del momento) viene quasi da accostarlo a un ebreo. Se non fosse l’uomo di Matarresee, sarebbe tagliato per la parte di un emissario (magari amico della cordata) incaricato di indurre il trio a concludere l’affare per evitare qualsiasi possibile inserimento da parte di altri (se fossero i russi, chi avrebbe interesse a fermarli?).


Stancarone si alza chiedendo al sottoscritto di rimandare la conversazione. “Ti aspettavo per le 17,30”, afferma l’antiquario. “Non preoccupatevi, ci vuole soltanto un quarto d’ora”, risponde Veneziani senza conoscere l’ospite del suo interlocutore. Si appartano, scelgono, all’estremità del pian terreno, un tavolo che anticipa di poco la vetrata da cui si può scorgere il Caffè Italiano. L’inizio è pacato. Passano quindici minuti. Arrivano la compagna di Stancarone e il figlio Fabrizio. Danno uno sguardo, poi, non vedendo Paolo, si dirigono verso l’accoglienza. Il sottoscritto li avvicina e li informa. Si siedono sugli sgabelli del bar e aspettano, mentre il colloquio in fondo alla sala si movimenta. E’ chiaro dai gesti che ci sono posizioni divergenti. Li interrompe per qualche istante la visita di amici dell’antiquario, poi costretti ad andarsene a causa del dilungarsi del faccia a faccia.


Stancarone è seduto dando le spalle al cuore dell’edificio. Veneziani ha la visuale completa, ma è coperto dalla sagoma del dirimpettaio. L’eclissi è perfetta, dal nostro punto di vista. Dopo circa un’ora, i due hanno concluso apparendo quasi rilassati. In realtà, il portavoce torna a pochi metri dall’ingresso con aria pensierosa e perplessa. Cerca di contenere le emozioni. Ma, indotto a parlare, si sfoga fin nei minimi particolari. Si sente preso in giro, quasi fosse l’ultimo degli ignoranti. Cerca di mettere a posto i tasselli, di organizzare il da farsi. Per lui la trattativa è chiusa. “Incredibile, non posso crederci. Vogliono anche i debiti, che ammontano a 3-3,5 milioni di euro. Ma se già non ci siamo con i 15 emersi dalla valutazione della K.O.N. La voce per il parco giocatori è 11,5 milioni di euro. Ditemi voi se Santoruvo ne vale due (a quella cifra probabilmente lo avrebbero già venduto – n.d.r.), se Gillet, in scadenza di contratto, ne vale 300mila (forse sì, perché potrebbe essere ceduto a gennaio – n.d.r.)”.


Il sogno dei baresi torna un incubo perché, informato da Stancarone, Claude Cohen chiude la porta alla trattativa e dà disposizioni di fare un comunicato stampa. L’antiquario è scosso: è incredulo, amareggiato, ha scatti di rabbia, quando, scritte due righe da mandare all’Ansa attraverso la posta elettronica, va via la schermata. Ha pigiato il tasto sbagliato. L’imprevisto, però, lo fa ragionare. Vuole essere corretto fino in fondo. Telefona a Veneziani per informarlo della decisione di Cohen. La conversazione è a dir poco infuocata e ha risvolti inaspettati. Non ci è possibile ascoltare la voce del commercialista, ma emergono aspetti inquietanti. “Tu non mi dici quello che devo fare”, sbotta Stancarone. “Io sono un dipendente di Claude e lui mi ha detto di fare comunicazioni alla stampa. Va bene, sono un ignorante. Non sapevo di dovervi pagare i debiti. Per me la questione è chiusa”.
C’è il tempo di domandare quando Veneziani gli abbia chiesto l’appuntamento. La risposta è: dopo la trasmissione TB Sport, cui l’antiquario ha partecipato e andata in onda su Telebari in diretta nel pomeriggio. La sensazione è che a qualcuno non siano andate a genio alcune dichiarazioni rilasciate durante il programma. Stancarone prende il telefonino, telefona all’Ansa e detta il messaggio da mandare a tutti i giornali d’Italia: «I signori Cohen, Vedeo e Stancarone, a seguito di un incontro informale avvenuto con il commercialista dell’A.S. Bari, incaricato a trattare con i suddetti la vendita della società, dichiarano di rinunciare definitivamente alla trattativa avendo appreso che, oltre ai 15 milioni richiesti (la cordata ne aveva stimato 6), sarebbero a nostro carico anche oltre tre milioni di debiti maturati fino ad ora. Riteniamo la totalità di oltre 18 milioni non alla portata dell'investimento previsto».


Stancarone è stanco (è proprio il caso di usare il gioco di parole). Si ritira in camera. “Scusami, ho bisogno di riprendermi”. Passa circa mezz’ora. Nel frattempo, l’incrocio con Francesco Boccia, è di nuovo inevitabile. Vero è che il sindaco Michele Emiliano si è esposto per la vendita del Bari ai russi, che l’ex magistrato sarà molto probabilmente il segretario regionale del nascente Partito Democratico, che Boccia (consigliere economico della Presidenza del Consiglio e capolista a Bari nel collegio 19 per il consiglio nazionale e nel 20 per il regionale) lo appoggia attraverso i Democratici per Enrico Letta, ma la presenza allo Sheraton è dovuta esclusivamente all’imminenza delle votazioni (14 ottobre).


L’antiquario ridiscende con altri indumenti. Via l’abito grigio con la camicia bianca. Ecco un maglione di disimpegno, che dovrebbe essere bilaterale. Si attende, infatti, una nota ufficiale del Bari (come anticipatogli da Veneziani) per chiudere il discorso definitivamente. La realtà, però, va oltre ogni immaginazione: “In merito al contenuto del comunicato stampa annunciato dai signori Cohen, Vedeo e Stancarone si ribadisce che la valutazione economica di 15 milioni di euro, suscettibile di revisione al ribasso per favorire il conseguimento delle reciproche aspettative, è riferita all’intero complesso patrimoniale ed economico dell’Associazione Sportiva Bari posta in vendita, ivi compresi crediti, debiti, attività, passività, costi e ricavi. Pertanto, a tale valutazione, non devono aggiungersi ulteriori importi che modificano il valore di base di 15 milioni di euro. Tale cifra rappresenta solo l’avvio della trattativa tesa a trovare un punto d’incontro che consenta agli acquirenti di rivedere la loro offerta iniziale di 6 milioni di euro”.


Il portavoce è senza parole, decide di non rilasciare davvero più dichiarazioni. Si sente addirittura scavalcato: “Con rammarico – conclude la nota dell’A.S. Bari - dobbiamo prendere atto di questa anomala negativa accelerazione dell’esito degli incontri e tuttavia, al fine di evitare il sorgere di nuove incomprensioni e proseguire nello sviluppo della trattativa, in rispetto agli accordi precedentemente assunti, provvederemo a far recapitare il documento di valutazione così come concordato con il signor Cohen”: firmato Salvatore Matarrese ed Emanuele Veneziani. Gli accordi, in realtà, sembravano prevedere un contatto diretto tra Claude Cohen e l’avvocato Giuseppe Matarrese. Ma la madre di tutte le domande è: se l’intesa, come anche specificato nel comunicato della società, prevedeva l’invio della relazione della K.O.N. prima del confronto finale, per quale motivo il dottor Veneziani si è scomodato in largo anticipo per recarsi allo Sheraton?

inserita il 10/10/2007, autore/fonte:

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